Furto nella Notte, Missione Liv. D

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» Kyubi ~
view post Posted on 11/1/2009, 17:12







~ Narrato
« Pensato
Parlato
Parlato altrui




† Death memories




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We will never sleep, 'cause sleep is for the weak
And we will never rest, 'til we're all fucking dead
We will never sleep, 'cause sleep is for the weak
And we will never rest, 'til we're all fucking dead

I refuse! I refuse!
I refuse to close my eyes



~ Oscurità, bramata da molti e respinta, per paura da altri. Una parola contrastante che, come nemico trova di fronte a se la luce, chiara e inverosimile, simile alla divinità. Se si dovesse scegliere una di queste due fazioni per descrivere Marc, esperto chunin della foglia, quella ricadrebbe giusta nel mezzo. Ne più ne meno, l’anima e il cuore dell’Uchiha, pieni d’odio e risentimento erano pronti per la vendetta di quest’ultimo, solo la mente che, simile ad una piccola diga, sembrava fronteggiare quei due con tenacia. Ormai il sole era da poco destato e rendeva a tutte le case del Villaggio di Konoha una colorazione di varie tonalità rosse ed arancioni, inondando con i loro colori caldi tutto quello che toccavano: In primis gli alberi. Quei pini ed abeti che circondavano tutto il paese sembravano ardere appena i raggi di quella stella passandoli accanto, li toccò da lontano. Le case invece, sembravano poter non soffrire tanto il calore del sole e assicurava una minima protezione a i pochi risedenti che ancora a quell’ora stavano dentro. La luce tanto colorata da quelle tonalità calde penetrava a poco a poco nelle finestre, pronto a svegliare quegli abitanti addormentati e non, con un buongiorno simile ad una flebile carezza calda. Una delle tante case che erano ormai sotto i colori di quella grossa palla luminescente giaceva piuttosto vicino alle mura del villaggio, nella parte malfamata dello stesso stava silenziosa. Quello era uno dei quartieri più poveri ma allo stesso tempo uno di quelli più riservati, dove nessuno faceva domande. Con tutta quella tranquillità a circondare le alte palazzine, tutto sembrava estraneo alla notorietà della foglia, come se fosse un paese a se stante all’interno dello stesso. Tra tutti quei palazzi di media levatura, spiccava una modestissima abitazione completamente fatta di legno, la un giovane di circa vent’anni viveva da poco tempo. Quella mattina, mentre i primi raggi baciarono la sua casa penetrando nella camera da letto, lui, ancora semi addormentato, giaceva disteso con gli occhi chiusi su quel suo futon bianco e bitorzoluto. Aveva capelli lunghi, lisci e di un color corvino e come sempre, stavano disordinatamente sciolti sul cuscino. Appena la superficie dei raggi gli toccò il viso roseo, quasi con un gesto spontaneo, allungò la mano da sotto il futon. Alzò la coperta per proteggersi da quel disturbo producendo dei brusii indistinti simili a imprecazioni misti a sbadigli. A tentoni, cercò di chiudere la finestra con l’altra mano libera. Al terzo tentativo vi riuscì facendo piombare la stanza in un’ombra ristoratrice e alquanto scenica. Ormai in procinto di svegliarsi il giovane si mise seduto, aveva ancora gli occhi chiusi e con la mano destra cercò di metterti i capelli a posto o quanto meno che non gli scendessero davanti al viso. Rassegnato nel bloccare un ciuffo ribelle che costantemente gli scendeva davanti al viso, aprii lentamente gli occhi. Lo sguardo si rivelò per quello che era, una merce rara all’interno del villaggio della foglia. Nel buio di quella camera, due occhi color cremisi mandavano mille bagliori, era chiaro che dietro a quei due bulbi oculari, si presentava uno shinobi con un raro e pericoloso Doujutsu, da tutti ritenuto il più potente in quel paese. Quel potere speciale, rese famoso pure il clan che ne era in possesso da anni immemori. Per capirne il livello, da shinobi in shinobi bastava guardare attentamente i tomoe creati attorno alla pupilla ma del tutto visibili nell’iride. Il suo totale era tre, il numero perfetto e per chi possedesse tutte quelle macchioline nere si poteva vantare di essere un vero portatore di quel Doujutsu. Cosa che comunque il ragazzo non fece mai pesare direttamente ad altri, nonostante possedesse un’abilità quasi perfetta. Non la lodava e neppure la nascondeva, era ormai abituato a tenerla sempre destata di continuo, tanto che, alla fine divenne una parte importante della sua immagine quotidiana. Lentamente il giovane piegò le gambe a circa 60° verso il petto, il tweed che lo ricopriva scivolò via fino a raggiungere le caviglie scoprendolo del tutto. Lo sguardo andò ad accingersi sulla tapparella abbassata da poco tempo, il sole cercava ancora di entrare attraverso un piccolo spiraglio. Con l’aria ancora appisolata capì che non gli resta altro da fare, doveva alzarsi da quel suo piccolo materasso, di dormire non ne se poteva più parlare. In posizione elevata, sempre con lo sguardo gonfio di sonno uscì con passo piatto fuori dalla stanza, trascinandosi fino in soggiorno, la da un mobilio prese una ciotola dall’aspetto piuttosto vecchio. Mantenendo gli occhi fissi al suo interno, il giovane passò del tempo a pensare su cosa poteva metterci dentro. Appoggiandola sul tavolo andò poi in cucina, lì prese del ramen istantaneo in una vaschetta con delle strane scritte colorate sopra. Tornato nel salotto, sedendosi su una delle sedie poste attorno al rettangolo di legno, fece scorrere le dita sulla sporgenza del ramen pronto ad aprirlo. Non si sapeva se per pigrizia o per il poco tempo, ma di quelle scatolette, il giovane ne era pieno, forse vivendo da solo non riusciva mai a farsi un pasto decente. Con il contenitore aperto del tutto, fece scorrere il suo contenuto all’interno di quella ciottola marmorea, stranamente non lo riscaldò, lo prediligeva a temperatura ambiente. Un colpo deciso ma non troppo secco e le due bacchette che stavano assieme al contenitore si staccarono, scioccandole nel vuoto successivamente iniziò con il prendere un paio di spaghetti per poi mangiarli. Il pasto venne trangugiato a poco a poco con la sua solita calma innaturale e ben presto si sentì sazio. Non finendolo del tutto, lasciò dei rigagnoli di pasta mista a brodo nella tazza. Tossendo, si alzò dalla bancata e nella stessa maniera “strisciando” i piedi ritornò nella sua stanza, dove aprì un armadio di noce. I vestiti che aveva si potevano contare sulle dita di una mano ed uno di questi era inutilizzabile in quanto tunica della sua ex organizzazione conosciuta come Akatsuki. Con un espressione di pure incertezza disegnata sul viso, alla fine optò per la sua nuova uniforme. Classica tuta color blu scurissimo, che gli copriva le caviglie fino al inizio del collo e che sarebbe andata sopra ad una protezione elastica nera tutta squadrata. Per finire avrebbe coperto il tutto con un giubbotto verde, il classico che veniva indossato dai ninja di grado superiore a quello di chunin. Oggi non avrebbe indossato nessun pezzo di metallo antico come era suo solito fare. Stranito leggermente da quel suo nuovo aspetto si guardò un secondo allo specchio, si sentiva ridicolo. Che cosa avrebbero detto i suoi nuovi colleghi e non, una volta visto con in dosso quegli abiti da foglioso Doc.? Mettendosi le mani in tasca tornò verso il soggiorno, ora si sentiva molto più sveglio. Aveva sempre la solita distaccata, in qualche modo fredda che non lasciava trapelare nessuna emozione, né dalla sua persona e soprattutto non da quei suo occhi tinti di rosso sangue. Anche se era cambiata la sua bandiera, questo non poteva, in nessuna maniera, cambiare il suo comportamento, l’aveva sempre ripetuto a quell’altro la, quel pazzo.. Prima di uscire scruto l’orologio, era rotto o scarico a quanto sembrava, perché segnava un orario piuttosto stravagante, circa le quattro del pomeriggio. Non si domandò, nemmeno per un secondo, se avesse dormito fin troppo tempo, quello era praticamente impossibile. Nonostante facesse un po’ fresco fuori, non si emise dal prendere una tunica nera dall’appendiabiti, mettendola sulle spalle la chiuse con un laccio nero appena visibile attorno al colletto. Chiudendosi la porta alle spalle, la sigillò con la sua nuova chiave di bronzo e partì alla volta di una piccola e stretta stradina sinistra che passava in mezzo a due casolari dall’aspetto malsano a cui il tempo aveva tolto perfino il colore bianchiccio che sembrava possedesse. Uscito dalla stradina si ritrovò all’inizio del grande viale che seguiva una linea retta fino alla casa e ufficio vuoti dell’Hokage della foglia. Con sguardo attento e attonito ad ogni minimo dettaglio, l’Uchiha, dopo aver fatto un velocemente movimento sia a destra che a sinistra, vide che per la strada principale non vi erano tante persone, solo pochi commercianti e shinobi che passavano di tanto in tanto. Tutti non sembravano vogliosi di parlare, anzi, quei pochi che lo notarono o fecero finta di nulla aumentando il passo o cambiarono direzione all’improvviso. Non disse niente, non fece niente, quei comportamenti puerili non lo toccavano affatto. Così si limitò a far finta di nulla e procedette verso l’uscita del villaggio, aveva bisogno di una passeggiata attraverso i verbi boschi che circondavano Konoha per sentirsi meglio, in qualche modo più vivo. I passi che servirono per giungere fino alla linea sottile che delimitava l’entrata e l’uscita del cittadina furono circa una cinquantina. Il problema scaturì al solo toccare del piede sinistro sulla linea di demarcazione del grande portone. Una delle due guardie posizionate nella casetta di legno utilizzata per la ronda, si fece avanti. Il suo sguardo era tra il serio e l’intimorito e balbettò qualcosa sul fatto che non poteva uscire se non per missioni o con una scorta apposita. Rivolse un veloce sguardo verso il ninja che gli stava vicino. Genjutsu.. Gli avrebbe mostrato la forza dello sharingan in prima persona, solo quello e nulla di più. Cadde in ginocchio poi a terra, era sudaticcio e respirava forte. Subito il collega mollò un fischio, e in non meno di dieci secondi, altri tre shinobi gli piombarono vicino, due si sincerarono della salute del poveraccio, e gli altri due si precipitarono verso l’Uchiha, tutti e due avevano l’atteggiamento ostile. Uno scontro imminente? No, non fu così alla fine.. Un'altra persona venne a presenziare in quella specie di party. Dagli altri cinque spiccava per vestiti assai lunghi e aveva una faccia da intellettuale, doveva essere un consigliere. Anche lui era serio, non in maniera ostile come quegli altri due ma possedeva uno sguardo altrettanto odioso. Aveva un foglio nella mano sinistra e con passi piccoli ma decisi si avvicinò allo shinobi ex Akatsuki. A circa una metro dal sul viso egli aveva già un ghigno e i suoi occhi mandavano fiamme, doveva avere qualcosa in mente. Poi parlò con voce sentenziosa...



• M
arc K. Uchiha. Famoso per aver intrapreso la via del mukenin per poi entrare nell’Akatsuki. Dovresti sapere che non puoi uscire dal villaggio se non partecipi a missioni o con una scorta apposita. Poco fa ti ho visto commettere un reato che non mi ha fatto piacere, così ho pensato di darti un compito semplice, almeno per uno shinobi del tuo calibro, sfortunatamente però, dovrai portare con te dei bambini. Leggi attentamente il foglio, preparato e poi recati entro le undici ad un bivio appena fuori Konoha, a quanto pare ci sarà un sorta meeting con un tipo della sabbia, dovrebbe essere uno forte se hanno chiesto aiuto a Suna, la missione è di livello D. Solo finito questo compito posso prendere in considerazione la tua voglia di uscire senza permesso e potrei sorvolare sul fatto illegale che hai commesso su un tuo collega. Ora vai..


~ L’Uchiha non attese nemmeno un secondo, scorrendo le dita bianchicce strappò in un attimo il foglio che l'uomo teneva nelle mani. Scorrendo con lo sguardo le poche righe giacenti al centro del cartaceo, a grandi linee capì quello che doveva fare. La missione riepilogava un furto avvenuto in una villa poco fuori Konoha, un oggetto di estimabile valore era stato trafugato dalla camera in cui il signorotto dormiva, il ladro, successivamente era stato avvistato il mattino dopo nel paese della Cascata. Marc si soffermò in questo piccolo riassunto, la cosa sembrava piuttosto semplice in se, anche se non lo era del tutto. Proteggere ed aiutare dei bimbi in questo incarico, per lui non era altro che una seccatura, altro che mostrare fedeltà alla Foglia, questa era in piena regola una punizione. Fare da caposquadra a dei pivelli di livello genin, lui, che era il miglior chunin del Konohagakure, si sentì in qualche modo umiliato. Qual paesino dopotutto non stava chiedendo aiuto, lo stava deridendo e lui non poteva rischiare di essere arrestato. Lo shinobi, con lo stesso sguardo impassibile e freddo lasciò sul posto la combriccola di persone girandosi su se stesso. Ripiegando il foglio se lo mise in tasca e voltandosi per l’ultima volta verso i perditempo, si accorse che il prominente consigliere stava tornando al palazzo politico con un ghigno malefico stampato sulla faccia.


« Guarda te, ma che cazzo si crede di essere quella la per darmi degli ordini. Se voglio fuggire non vedo il problema, dopotutto l’ho già fatto in passato, so come bisogna comportarsi in quei casi. Però, che colpo basso rifilarmi dei pivellini che non sanno nemmeno combattere. La sfortuna vuole anche siano anche Uchiha, saranno dei geni come il sottoscritto o il loro cognome starà la per bellezza? Lo vedremo molto presto a mio dire. Cazzo, questo è come l'inferno, se non peggio.



We're all going to Hell, we may as well go out in style
Death is a promise, and your life is a fucking lie



~ Ribolliva di una rabbia devastante, anche se lo sguardo non lo dava a vedere. Il foglio, stretto in una presa ferrea perse subito la sua delicata superficie trasformandosi in uno stropiccio continuo. Da dove era venuto, ora, vi stava ritornando per le ultime faccende pre missione. Sapeva poco niente su quello che doveva affrontare e per nulla al mondo aveva imparato i nomi dei genin che avrebbe comandato di lì a poche ore. La riteneva una cosa di scarso conto. I legami a lui, importavano quanto la sorte del villaggio, meno di zero per farla breve. Il sole con i suoi raggi cocenti lo accompagnò nuovamente verso l’abitazione in cui risiedeva da poco tempo. Sembrava un azione fotocopia.. Fermatosi davanti alla porta, fece scorrere la chiave nella toppa, la serratura scattò e la cornice di legno si spalancò completamente, proiettandolo di nuovo in quel vasto e spoglio soggiorno. Non doveva restare per molto tempo, il giusto per raccogliere delle armi a caso dal primo cassetto situato sulla destra, appena sotto il mobilio dall’aspetto sinistro. Estrasse ad uno ad uno, kunai, shuriken, carte bomba etc, tutte armi di piccolo taglio in poche parole. Raggruppato il minimo indispensabile, mise il tutto nella sacchetta verdognola che faceva un tutt’uno con l’uniforme che aveva in dosso. Era pronto, o almeno così si poteva dire. Serrando la sacca porta armi si apprestò ad uscire dal salotto, una seconda volta in quell’arco della giornata. L’aria fuori era fresca, stranamente, il primo respiro a pieni polmoni rivitalizzò l’Uchiha per un istante. Passo dopo passo andò a raggiungere nuovamente le mura del villaggio. Il viale che apriva le danze sulla sua nuova missione, ora, era decisamente più affollato. Persone di ogni genere, razza, religione, che siano ricchi o poveri o shinobi in servizio si erano moltiplicate rispetto a qualche minuto primo. L’entrata nella strada maestra da parte dell’Uchiha venne solamente da pochi. Quelli non solo erano i suoi pseudo colleghi, ma il peggio venne poi, quando, credendo che non ascoltasse, iniziarono a parlare di quello che aveva fatto.


• Hai sentito quello che ha fatto poco fa?

• Si, quel maledetto traditore...

• Non capisco perché è tornato.

•Chi lo sa.. Forse ci vuole sfruttare per poi fuggire, come in passato...



~ M
arc, non facendosi caso, si avviò verso l’uscita, la sua naturalezza era quasi invidiabile all’occhio di quei semplici umani. Calmo e dall’aspetto tranquillo, varcò l’uscita contrassegnata dai cancelli di pietra marmorea. Come un Dio sceso in terra per giudicare l’operato degli uomini, lui avrebbe portato la sua mano aperta sul villaggio. Chiudendola, avrebbe fatto scattare gli orrori, in questo modo poteva epurare gli indenni, che solo lontanamente si potevano definire shinobi. Con un ghigno salutò le guardie appostate, le stesse che aveva incrociato prima, ed infine si avviò per il grande e largo sentiero. Doveva raggiungere il luogo dell’incontro il prima possibile.. Che cosa? Non era da lui mostrarsi così impegnato e volenteroso per altre persone. Rallentando, rese il passo felpato, non c’era bisogno di correre. Mantenendo il ritmo, più volte si soffermò ad osservare la natura circostante in tutta la sua bellezza. Ella era così diversa da lui, in qualche modo si contrastavano all’infinito. Passarono diversi minuti, e da quando aveva lasciato il villaggio natio per andare al bivio della terra del Fuoco, il giovane aveva attraversato una piccola cittadina di collocamento che aveva incrociato camminando. Le perone che vi stavano dentro, non potevano nemmeno alla lontana, raggiungere in numero di quelle Konoha. Anche se, quel giorno sembrava esserci quelle strane feste di paese dove la gente accorreva in massa per vedere le novità del luogo dandole un aspetto da grande città. Facendosi largo tra la folla, nessuno di quelli parve riconoscerlo, fortunatamente. Arrivò a superare indenne tutta la cittadina, quando, all’ultimo edificio di essa, vide un foglio appiccicato a pochi centimetri di distanza dalla porta. Vi era una persona dall’aspetto familiare disegnata su quel manifesto. Incuriosito si avvicinò, il suo sguardo non diceva niente, ma la cartastraccia davanti a lui si. Un autoritratto che indicava la pericolosità della sua persona in quanto mukenin. Un avviso di taglia, uno degli ultimi rimasti in circolazione con sotto in cifre la somma che avrebbero dato per la cattura. Lo strappò, il viso che gli ricambiava lo sguardo non era per nulla identico, lo sharingan che avevano abbozzato poi, da dimenticare totalmente. Se non ci fosse stato scritto il suo nome a lettere cubitali la sotto, avrebbe creduto che quello raffigurato, non era lui ma un altro. Voltandosi qualcosa andò a sbattergli sul ginocchio, aveva un color roseo, un bambino.. Il suo sguardo andò a posarsi su di lui, altrettanto fece il bambino che, con le lacrime pronte a sgorgare dagli occhi non riusciva a muoversi. Poi il bimbo vide il foglio che l’Uchiha dai cappelli neri teneva in mano, stranamente per quell’età, sembrava aver capito tutto. Marc era pronto ad una fuga strappalacrime, ma non avvenne. Il ragazzino si alzò spolverandosi i vestiti sporchi di terriccio. Togliendosi le lacrime dagli occhi lo abbracciò alla vita, stranamente possedeva un piccolo sorriso. La presa durò poco, il giovincello poi se la diede a gambe salutandolo da lontano prima di essere inghiottito dalla folla. Lo shinobi si era sbagliato, quello non aveva capito poi tanto, quella reazione non era degna del suo manifesto. Sbuffando lasciò la cittadina in festa. La tunica nera sbattuta dal vento fece alzare lo sguardo al ninja, le nuvole si stavano muovendo e in qualche maniera addensando sopra la sua testa. Brutto segno.. Il giovane accelerò il passo, non mancava molto al luogo dell’incontro, la pioggia, tetra e fredda era imminente. Un salto ed era già vicino al ramo sulla sua destra, nascosto dai rami e dalla fitta boscaglia partì. Ogni secondo rappresentava un salto, e ad ogni tastata con il piede, lo shinobi faceva cadere delle foglie. L’aria si era fatta più glaciale ed ora iniziava a vedere il luogo in cui doveva attendere i suoi sottoposti. Il bivio di due vie si ergeva davanti ai suoi occhi, doveva essere vicino al confine del Paese del Fuoco, le insegne erano abbastanza chiare. A sinistra la strada l’avrebbe condotto a Sunagakure, invece, alla sua destra la strada l’avrebbe portato verso nord, nel regno della Cascata, confinante con quelli dell’Erba e della Pioggia. Ancora nessuno si vedeva nello spazio di un paio di Km, ne i fogliosi ne il sunese sembravano in avvicinamento, che pivelli..Con una camminata strisciata. Una volta che tutti si fossero recati al luogo d'incontro, Marc, avrebbe concluso il silenzio di tomba con delle parole fredde e in qualche modo antipatiche, dopotutto non avevano da perdere. Prima finivano e prima il chunin della foglia avrebbe potuto godersi una di quelle passeggiate che tanto amava.


† Credo che ormai non arriverà più nessuno, dunque, possiamo passare alle presentazioni vere e proprie. Io sono Marc, nuovo chunin di Konoha e sarò a capogruppo di questa missione di Liv D. Le direttive, in linea di massima dovreste già conoscerle dopo la missiva che vi hanno mandato tempo addietro. Bando alle ciance, ora presentatevi, specifico una cosa, non raccontatemi la storia della vostra vita, perché a essere sinceri non me ne frega un cazzo, voglio solo sapere se avete avuto delle esperienze in precedenza, come ad esempio missioni, corsi svolti etc.. e se avete delle abilità, soprattutto quelle innate nascoste del Konohagakure. Dovremo più avanti, nel corso della missione, utilizzare delle strategie. Lavoro di squadra, questa è la prima regola, ora procediamo con voi.


~ Appoggiato al cartello del bivio teneva lo sguardo verso il basso. Contemplava in silenzio qualcosa, anche se non sapeva cosa di preciso. I suoi capelli corvini gli coprivano leggermente il viso, lo sharingan giaceva sempre acceso ed era privo di emozione. Egli stava attendendo..



I can promise you one thing: you will die alone





 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 18/1/2009, 16:42






DREAMS




Parlato
Pensato
Scritto
Narrato



??? ore 8:00

Aprii lentamente gli occhi verso quella che avrebbe dovuto essere la mia camera. Intravidi un balcone, un camino e un orologio, un grande orologio. Ero vestito come per andare in missione. La solita camicia, i soliti polsini e i rinomati pantaloni neri. Provai a far riferimento alla mia memoria, ma niente, nulla mi passava per la testa. Ma soprattutto: dove mi trovavo? Quell’ angusta mansione non era di certo la mia “dolce e amabile” casetta. Di scatto mi alzai, feci un giro dell’abitazione e notai che era tutt’altro che piccola. V’ era una scala a chiocciola e al piano superiore un’ altra e un’ altra ancora. I piani erano in totale cinque. Arrivai al secondo e la vista non era di certo una delle migliori su quel piano c’era una sola camera. Con passo veloce mi ci diressi, mi avvicinavo sempre più, mi accorsi che stavo correndo. Qualcosa lì mi chiamava, mi attraeva. Scorsi appena fuori dall’ uscio, allungai la testa e guardai a destra e sinistra. Con molta cautela mi addentrai nella camera, l’ unico cosa presente era una spada, no una katana. Non aveva niente di speciale, anzi era anche di scarsa qualità, sembrava una di quelle armi che vengono prodotte in serie dalle industrie. La cosa che però m’incuriosì fu l’ incisione nel muro poco più sopra. La scritta non era molto grande, 10 cm massimo la calligrafia era parecchio strana non solo era scritta in corsivo ma era tutto fatto come a penna, sembrava fosse stato inciso con una penna. Presi la katana e non so perché me la legai alla schiena, non ero il tipo che si affezionava subito a qualcosa, ma invece quell’ arma mi prendeva parecchio. Da quel momento diventò qualcosa di preziosissimo per me. Non so cosa mi passasse per la testa ma volli darle un nome. Non ne avevo la minima idea, non mi era stata regalata ne l’ avevo comprata, quindi non avevo esperienze passate per nominarla. Alzai lo sguardo osservai ancora una volta la scritta.


Abbraccia i tuoi sogni


In quel momento capij che il nome era già stato assegnato. Il nome sarebbe stato : sogno. Di certo non la avrei chiamata così davanti ai miei avversari ma avrei usata: il semplice nome katana. Scesi al piano inferiore, non mi andava di salire ancora più in alto. Guardai l’ orario erano le 8:30. La colazione era già sul tavolo. Troppe erano le stranezze in quel giorno e su questa non mi volevo neanche soffermare. Dopo aver mangiato, mi stesi sul divano in cerca di qualcosa da fare. Non avendo voglia di guardare la tv o di leggere uno stramaledetto libro, presi la katana precedentemente appoggiata alla sedia e me la legai nuovamente alla schiena e me ne andai da quel posto. Incamminandomi verso casa mi voltai ancora una volta. Ci sarei tornato lì, forse con qualcuno o forse solo per esplorare gli altri piani, di quella inconsueta mansione. Arrivai alle porte di konoha dove un tizio era a terra angosciato aveva la saliva alla bocca. Era una delle guardia che stavano al confine. Cos’ era successo. Un attacco nemico era altamente improbabile. La gente faceva compere nei negozi vicini con tutta tranquillità. Non avevo neanche la voglia di parlare, ero piuttosto nervoso. Ogni volta che provavo a recuperare la memoria una forte emicrania mi assaliva. Smisi di provarci. Intanto ero ormai arrivato a casa mia. Infilai la chiave, la girai e con un lento movimento la spalancai. Improvvisamente un’ ombra si avvicinò, puntandomi un kunai alla gola.

Toh, sei tu. Strano, pensavo ti saresti trattenuto di più alla villa.


Per fortuna era Aerith.Sapeva dove ero stato e molto probabilmente sapeva anche come c’ ero arrivato avevo voglia di domandarglielo ma mi anticipò ella stessa

Non chiederti come lo so, te lo dico dopo. Ora prendi questa.


Una lettera. Aveva un aspetto piuttosto formale, guardarla sembrava venire dai piani alti di konoha; avevo ragione, lentamente la aprii e ne scorsi il contenuto:


Zack Uchiha, shinobi di konoha, le è stata affidata una missione di livello D. Avrà al suo fianco altri 4 compagni di cui un chuunin e uno shinobi di suna. Le spieghiamo in breve ciò che dovrà fare:
Non molto tempo fa è stato rubato un vaso di inestimabile valore dal signor fuuma del villaggio della cascata. Il copito della squadra è quello di acciuffare il ladri, consegnarli alla giustizia e recuperare il vaso. Il capomissione la aspetterà domani mattina al confine sud di konoha.


Mi avevano affidato una missione ed era anche piuttosto semplice, ma quando mi sarei dovuto presentare li? C’era scritto solo domani mattina. Mi voltai verso mia sorella che stava in tutta tranquillità bevendo un tè.

Quando è arrivata?

Ieri sera, affrettati!

Mi voltai e correndo mi rivolsi verso l’ uscita. Credevo che il nostro dialogo fosse finito, ma mi sbagliavo. Guardando malinconicamente la mia nuova arma. Mi salutò con dolcezza, come mai aveva fatto:

Sii prudente e buona fortuna.

Sorrisi, apri la porte e correndo mi diressi verso il confine a sud. Pensandoci era quello che precedentemente, avevo oltrepassato per tornare a konoha. Chissà chi erano i miei “compagni”. L’ ansia mi faceva andare sempre più velocemente. Infine vi arrivai, mi fermai a pochi metri dal bivio, per terra c’ era una carta. La presi, e ancora non so perché. Era la taglia di un mukenin o meglio dire un ex-mukenin. Avevo avuto già a che fare con lui. Abbassai l’ inutile foglio e lo vidi : Mark K. Uchiha.

Non mi dire che!

Buongiorno, capo. Sbaglio o sei stato tu a far sbavare quel tipo al confine? E fammi indovinare di nuovo, ci farai da capo in questa missione eh?


Lo guardai dritto negli occhi, accennando a un sorriso. Chissà com’era far coppia con il miglior uchiha di tutta konoha? Ma sopratutto chissà se mi avrebbe ucciso dopo quellle mie parole così confiddenziali. L'importante era non essere arrivato i ritardo. mi avrebbe ucciso con gli occhi. Una volta arrivati tuttti ci saremmo dovuti presentare, probabilmente obbligati da Mark. Non gmi andava di parlare molto di me avrei detto il minimo indispensabile.


Zack Uchiha, genin di konoha. Ho svolto in precedenza il corso k-21, superandolo. Le mie abilità rientrano in quelle di un normale genin. Senza abilità innate.

Dover amettere di non essere in grado di utilizzare lo sharingan mi rodeva dentro più di qualunque altra cosa. In quel momento il nervosismo mi pervase. Non sapevo come avrei salutato i miei compagni in quella missione.




Edited by ~Zack Hewley~ - 21/1/2009, 13:53
 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 3/3/2009, 20:17




UP...
 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 13/3/2009, 13:38




UP!
 
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~Insane~
view post Posted on 13/3/2009, 14:41




Basta up! Missione sospesa! :zxc:
 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 13/3/2009, 14:42




Se almeno qualcuno avvisava...
 
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~Insane~
view post Posted on 13/3/2009, 14:45




Questo è un mio parere! Anche perché non mi sembra il momento adatto per intraprenderla! Piuttosto vedi di postare al ritrovo!
 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 13/3/2009, 15:04




Non fare ot. e poi non è il mio turno. Tocca a secret...
 
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`ƒ u l l.
view post Posted on 13/3/2009, 15:12




Be, ha in tutto questo tempo non ti è passato per la testa di fare il post contro Mange? Dopotutto si è capito che siamo io contro Kyubi e tu contro Mange inoltre la sua offensiva è da tempo che è stata fatta, una possibile interferenza tra i due combattimenti è quasi nulla e anche se fosse successo avresti potuto sempre modificare. Invece ora dobbiamo aspettare ulteriormente per un'altro post.
 
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~Zack Hewley~
view post Posted on 13/3/2009, 15:23




Farò una semplice descrizione dei movimenti, non di più. Il che mi occuperà poco tempo, in modo da non farmvi aspettare più di tanto...
 
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~Insane~
view post Posted on 13/3/2009, 16:02




[size=1]Bada bene Zack! Che se fai superman ti assillerò sino alla nausea per farti moddare! :zxc:
 
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10 replies since 11/1/2009, 17:12   277 views
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